fotografario 2021

Il 23 luglio si è tenuta a Spilimbergo la cerimonia di apertura della seconda edizione del Fotografario, mostra collettiva dei fotografi del Friuli Venezia Giulia ideata nel 2019 dal CRAF, Centro di Ricerca e Archiviazione della Fotografia.

La prima edizione del Fotografario, alla quale avevo aderito, si basava su queste premesse: “Il Fotografario (nelle parole dell’allora direttore del CRAF) rappresenta il primo nucleo della collezione permanente del Friuli Venezia Giulia, costituito dalle fotografie di autori della Regione che si sono distinti attraverso le loro ricerche; nato per raccogliere, ordinare e studiare quelli più attenti, i loro soggetti, le tensioni e le innovazioni del linguaggio fotografico, espressione di quelle identità sociali che abitano il nostro tempo e di quelle individualità che in qualche misura contribuiscono, e contribuiranno, a renderlo più comprensibile”.

Questa seconda edizione del Fotografario, presieduta dal nuovo direttore del CRAF, prevedeva invece l’assegnazione di un compito a casa dal titolo “L’autorappresentazione” e richiedeva per la partecipazione dei vari fotografi l’invio di un autoritratto e di una nota autobiografica, quest’ultima da redigere secondo il seguente schema (copio e incollo, scusandomi per il carattere maiuscolo) “I CAPOVERSI SEGNALANO LE PARTI DEL VOSTRO LAVORO CHE VORREMMO EVIDENZIARE (MOSTRE, PUBBLICAZIONI, COLLABORAZIONI, RICONOSCIMENTI) MA CIASCUNO È LIBERO DI ADATTARE LO SCHEMA IN BASE ALLE PROPRIE ESIGENZE E ALLE PROPRIE CARATTERISTICHE PROFESSIONALI.
LA MISURA DEVE CORRISPONDERE A 2500 BATTUTE (SPAZI INLCUSI)”.

Non credo che una collezione di selfie esibita con impiego di denari pubblici, oltre che privati, contribuirà a rendere più comprensibile il nostro tempo. Al contrario, ritengo che l’autorappresentazione, l’autoreferenzialità, l’autocompiacimento, l’autocelebrazione, siano fra le odierne perversioni che sempre e comunque andrebbero rifuggite per poterne realmente inquadrare la drammatica complessità con l’urgenza che esso stesso, il nostro tempo, richiede.