Nascosto nel ventre gelido di Piaţa Universităţi, situata nel centro di Bucarest, rannicchiato ai piedi di un memoriale provvisorio dedicato ai giorni della Rivoluzione giace sarcastico, e all’apparenza paradossale, un podio di carne sudicia e cartone, il monumento perfetto e involontario dell’ideale mancato, o quantomeno sospeso, incompiuto: “Așa ne-am cucerit libertatea ! (è così che abbiamo conquistato la nostra libertà!)”.
È così che c’è scritto. Ma è davvero così che abbiamo conquistato la nostra libertà?
Si ipotizza che il nome Bucarest significhi “città della gioia”. Mentre si può asserire con certezza che quella gioia, che somiglia più a una febbre, sia come sempre un privilegio esclusivo, per pochi.
“Bucarest, città dei mille contrasti!” si legge nella guida turistica a proposito del suo potere urbano di fascinazione. Ma anche Bucarest specchio delle enormi contraddizioni, pubbliche e private, di un’intera nazione.
Ode di speranza e amore: a Bucarest














